Il Progetto

  

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Come funziona

{comuni}



Cosa devono fare i Comuni

I comuni che hanno intenzione di partecipare all'iniziativa, possono procedere in questo modo:

  • aderire al progetto rispondendo alla pec inviata da Veneto Agricoltura (non richiesto per quei comuni che hanno già aderito in autunno 2024).
  • informare i cittadini con i propri canali social
  • raccogliere gli ordini dei propri cittadini facendo attenzione al numero massimo di 10 piante per nucleo famigliare
  • aggiornare entro il 1° ottobre su questo sito web, il numero delle piante richieste dai loro cittadini accedendo all'area riservata clicca qui

I comuni possono a loro volta richiedere le piante per progetti mirati....

Di seguito un prontuario per gli impianti delle piante forestali - boschi in pianura

Specie da utilizzare quali componenti degli interventi

Piante Gruppo A


Specie da utilizzare per la costituzione del bosco planiziale tipico (querco-carpineto e sue varianti più o meno igrofile) e per la realizzazione anche degli altri interventi previsti

Suoli con normale dotazione idrica

Specie Arboree:

Acer campestre (a)

Carpinus betulus

Fraxinus oxycarpa (u)

Fraxinus excelsior (*) (u)

Quercus robur (u)

Ulmus minor (a) (u)

Specie Arbustive:

Cornus sanguinea (a) (u)

Corylus avellana (a)

Crataegus monogyna (a)

Crataegus oxyacantha

Euonymus europaeus

Frangula alnus (u)

Ligustrum vulgare (a)

Prunus spinosa (a)

Rhamnus cathartica (a) (u)

Sambucus nigra (u)



Suoli umidi anche periodicamente sommersi (falda superficiale o affiorante, rive di corsi d’acqua)

Specie Arboree:

Salix alba

Alnus glutinosa

Populus alba*

Populus nigra*

Specie Arbustive:

Salix cinerea

Salix purpurea

Salix triandra

Viburnum opulus



(a) : specie in grado di tollerare la siccità (vive anche su suoli tendenzialmente asciutti)

(u) : specie in grado di tollerare l’umidità (vive anche su suoli tendenzialmente umidi)

(*) : da utilizzare limitatamente alla fascia delle risorgive

Piante Gruppo B


Specie il cui inserimento è possibile in misura sporadica, attenendosi alle loro caratteristiche (ove indicate tra parentesi)


Specie Arboree:


Fraxinus ornus (suoli asciutti)

Sorbus torminalis (suoli ben drenati)

Tilia cordata

Specie a portamento basso arboreo-arbustivo:

Cornus mas (suoli ben drenati)

Malus sylvestris





Densità e sesti di impianto

La densità media d’impianto deve essere almeno di 1200 piante/ha. Le piante potranno essere disposte per gruppi oppure per file parallele, in tal caso queste dovranno obbligatoriamente essere curve.


Altre annotazioni tecniche

Arbusti.Gli arbusti possono essere inseriti nell’impianto in vari modi:

  • a) All’interno di un modulo di impianto a file, tra un albero e l’altro;
  • b) all’interno di un modulo di impianto a file, per file di soli arbusti;
  • c) all’interno di un modulo di impianto a file, per gruppi di soli arbusti;
  • d) in un impianto irregolare per gruppi, a gruppi di soli arbusti.


Nel caso si scelga la modalità a. (arbusti intervallati ad alberi lungo la fila) , si tenga conto che:

  • Arbusti molto spinosi quali il biancospino, il prugnolo, l’olivello spinoso, ecc. possono costituire un notevole inconveniente nel caso, assai probabile, che si renda necessario successivamente intervenire sugli alberi con potature, sfolli ecc.
  • Gli arbusti ai due lati di un albero possono svolgere un ottimo ruolo nell’accompagnarne la crescita, influendo positivamente in particolare sul portamento dell’albero stesso. Tali vantaggi vengono incrementati ponendo ai due lati di uno stesso albero arbusti della medesima specie : quindi, ad es., se a lato di un frassino pianto un nocciolo, proseguendo lungo la fila dall’altro lato del frassino ed alla stessa distanza da questo pianterò un altro nocciolo.



Nel caso si scelga di porre gli arbusti per file (modalità b.):

si cerchi di far si che le file esterne, perimetrali, dell’imboschimento coincidano con file di arbusti: in questo modo questi potranno svolgere appieno le loro funzioni di “margine” del futuro bosco.

In generale, qualunque sia la scelta progettuale riguardante gli arbusti, per esaltare il ruolo delle specie arbustive si suggerisce di porne a dimora a file lungo i lati esterni dell’imboschimento. In tal caso la maggiore produzione di frutti appetiti dalla fauna selvatica esalterà le funzioni del bosco a sostegno e ad incremento della biodiversità.




Impianto a file parallele. La scelta di procedere ad un impianto con file parallele non è obbligatoria: tuttavia, per ragioni di praticità nella successiva gestione dell’imboschimento, tale soluzione appare spesso consigliabile. Le file, come prescritto, dovranno tuttavia essere sinusoidali per mascherare, nel tempo, l’assetto artificiale dell’imboschimento ed aumentarne l’irregolarità, tipica dei boschi naturaliformi, anche nel caso si tratti di parchi urbani.

Larghezza degli interfilari negli impianti a file parallele. La larghezza di 3,5 metri è quella minima affinché lo sfalcio dell’erba nel corso dei primissimi anni di vita dell’impianto possa essere fatto con l’utilizzo di trattore.

Quercus robur. La farnia era la principale componente delle foreste planiziarie. Perciò normalmente, stanti le idonee caratteristiche ambientali, a questa specie va assegnato un ruolo preminente nella costituzione di boschi di pianura, e ad essa viene assegnato un peso percentuale superiore alle altre specie, specialmente su terreni dotati di caratteristiche non troppo estreme (troppo aridi o estremamente umidi). Inoltre, essendo specie dotata di elevata variabilità genetica, si tende ad assegnarle una densità elevata per aumentare la probabilità che si sviluppino individui di buone caratteristiche in termini di portamento e di accrescimento. Allo stesso scopo viene frequentemente utilizzata, nel caso di impianti per file, la tecnica di piantare la cosiddetta doppia o tripla farnia, che consiste nel porre a dimora, lungo il filare, 2 o 3 individui distanziati circa mezzo metro tra loro anziché uno solo, nella prospettiva di diradare selezionando il migliore già attorno ai 5 anni di età. Analoga tecnica può essere usata per il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa).



Età e dimensione delle piantine

  • Vanno utilizzate piantine giovani, dell’età di 1, 2 o 3 anni. Di norma infatti le piante giovani presentano maggiore reattività post-impianto e percentuali di sopravvivenza superiori rispetto a quanto manifestato da piante più vecchie. - Le dimensioni della chioma devono essere proporzionate al grado di sviluppo dell’apparato radicale: in tal senso, sono da considerarsi non idonee piantine che a fronte di un considerevole sviluppo vegetativo della parte aerea non manifestino un corrispondente volume di radici assorbenti. Pur non esistendo criteri rigidi di giudizio va perciò verificato che le radici siano ben sviluppate, ed in particolare che oltre agli eventuali fittoni, tipici di alcune specie (querce) o alle radici ancoranti, di grosse dimensioni ed andamento pressoché verticale, sia abbondantemente sviluppato il capillizio di radici minori, deputate all’assorbimento e con aspetto fascicolato. Nel caso di piante con pane di terra, questo può essere verificato osservando le superfici laterali del pane stesso, lungo le quali dovrà essere visibile un fitto reticolo di sottili radici. Inoltre, si consideri che il volume del pane di terra rappresenta un limite fisico allo sviluppo dell’apparato ipogeo: si tenga conto perciò che, in relazione al volume del contenitore di coltivazione, va stabilita un’altezza massima. Per esempio, contenitori con capienze pari a circa mezzo litro o poco meno non dovranno corrispondere a piantine molto più alte di una novantina di centimetri.
  • L’altezza minima varia in funzione della specie e della sua velocità di accrescimento iniziale: alcune specie (Prunus avium, Alnus spp. ecc.) tendono a crescere molto rapidamente durante la coltivazione in vivaio, mentre altre (Viburnum, Sorbus ecc.) hanno una crescita più lenta. In linea di principio, piante basse non comportano grossi rischi di fallimento dell’impianto nel caso di impianto su pacciamatura in film plastico. Indicativamente, altezze minime di 20-30 cm per gli arbusti, 30-40 cm per gli alberi destinati al governo a ceppaia e 35- 40 cm per gli alberi destinati al governo ad alto fusto possono essere considerate un punto di equilibrio tra funzionalità in fase di impianto, caratteristiche intrinseche delle specie e “visibilità” minima dell’intervento.
  • Nei parchi urbani si possono utilizzare anche materiali vivaistici a medio sviluppo: piantine forestali di 3-4 anni con altezza anche maggiore di 120-150 cm. Anche per questa tipologia di materiale vivaistico la dimensione della chioma deve essere proporzionata al grado di sviluppo dell’apparato radicale.


Aspetti morfologici e fitosanitari:

  • Morfologia del fusto: vanno preferite piantine con un equilibrato rapporto ipso-diametrico, evitando piantine “filate”, con fusti troppo alti e sottili che si flettono sotto il peso della chioma. Sono altresì da preferire piantine che si presentino all’autunno con fusti ben lignificati fino alla parte sommitale. Nel caso di specie arboree destinate ad un governo ad alto fusto è bene che la piantina presenti fusto diritto, netta dominanza apicale ed assenza di biforcazioni. Tali caratteristiche non sono essenziali per piantine appartenenti a specie secondarie, arbustive o destinate al governo a ceppaia.
  • Tutte le specie invece devono essere prive di patologie che siano in grado di comprometterne la vitalità. In particolare si dovrà fare attenzione o alla parte medio bassa del fusto, che dovrà essere priva di ingrossamenti e ferite che di norma sottendono a malattie fungine, ed ai marciumi radicali o alle condizioni della chioma. Il mal bianco (od oidio) che si presenta come una patina biancastra dall’aspetto polveroso su foglie di querce, biancospini, acero campestre, non rappresenta, se presente in misura limitata, un grosso pericolo. Al contrario, macchioline scure ed ingiallimenti precoci su foglie di Ciliegio selvatico possono sottendere alla cilindrosporiosi, una patologia di notevole impatto. Pertanto, vale la pena di esaminare con attenzione l’aspetto del fogliame rivolgendosi a tecnici specializzati per valutare eventuali anomalie o al pane di terra, che dovrà essere compatto, privo di fori, gallerie ecc. Se il pane tende a sgretolarsi e ad essere incoerente, ciò può sottendere alla presenza di larve che compromettono la funzionalità dell’apparato radicale.



Preparazione del terreno e tecniche d’impianto

Procedura consigliata per la preparazione della generalità dei terreni ex agricoli di pianura:

  1. lavorazione in profondità ( circa 80 cm) con l’ausilio di un ripuntatore
  2. concimazione di fondo preferibilmente con letame bovino maturo (circa 800 q/ha)
  3. aratura superficiale (circa 30 cm) per incorporare la sostanza organica
  4. leggera fresatura o erpicatura poco prima dell’impianto

Note:

Punto 1: la pratica è fortemente consigliata nel caso di terreni precedentemente coltivati a seminativo; sconsigliata su suoli idromorfi o fortemente argillosi

Punto 4 : fresatura ed erpicatura fini sono sconsigliate su suoli a tessitura particolarmente fine: in tal caso è preferibile procedere ad uno sminuzzamento più grossolano del terreno

Nel caso di terreni occupati da prato stabile, si consiglia di limitare la lavorazione, che potrà essere limitata alla fascia di impianto: nel caso di impianto per file, quindi, è sufficiente lavorare fasce di terreno larghe poco più del film pacciamante eventualmente usato a buche, lasciando intatta la generalità del cotico erboso. Le buche di terreno lavorato devono avere dimensioni di cm 40x40x40




Tecnica di impianto e utilizzo di pacciamature

La piantina forestale va immersa nel terreno fino al colletto, ponendo attenzione a non sotterrarla troppo (il fusto deve rimanere tutto fuori terra) o troppo poco (l’intero apparato radicale deve essere immerso nel terreno). Nel caso di piantine con pane di terra, basta che la superficie superiore del pane di terra si trovi a livello del terreno o appena un dito sotto. L’impiego di film plastico pacciamante consente di controllare efficacemente la crescita delle infestanti erbacee, erogando inoltre una serie di vantaggi alle piantine forestali nei primi anni di crescita. Tali vantaggi si riferiscono alla generalità dei terreni di pianura, ad eccezione di quelli troppo pesanti ed umidi, con forte ristagno idrico e falda affiorante, dove la pacciamatura plastica può indurre fenomeni di asfissia radicale ed è pertanto vivamente sconsigliata.

La pacciamatura lineare è adatta ad impianti organizzati per file: in tali casi viene tradizionalmente usato film in etilvinilacetato (EVA), larghezza 120 cm e spessore di 0,08 mm. Trattandosi di materiale plastico non degradabile l’impiego dello stesso va valutato in comparazione con i vantaggi che offre, con gli oneri derivanti dall’obbligo di asportazione/smaltimento e considerando le possibili alternative offerte dai biodischi antiweed in cocco e da una accorta manutenzione. In caso di impiego di film plastico EVA, questo va necessariamente asportato e smaltito dopo al massimo 2 (3) anni dall’impianto. Per l’asportazione si consiglia di procedere in fase di riposo vegetativo e con terreno asciutto (generalmente febbraio), tagliando la banda plastica lungo la linea di mezzeria. Nel caso di impianto per gruppi ed in tutti i casi in cui non si intendano impiegare pacciamature lineari si può ricorrere a pacciamatura localizzata. Esistono in commercio diversi prodotti (biodischi, dischi o quadrati in cellulosa, sughero o fibra di cocco, oppure materiali legnosi sciolti, come scorze di pino, trucioli di legno ecc. ), la cui durata ed efficacia sono limitate nel tempo ad 1-2 anni circa.

Nel caso di impianto di piante forestali su prato ove si voglia conservare integro il cotico erboso (quindi senza procedere con una lavorazione andante su tutto il terreno o per file) si pratica l’impianto a buche. Le buche di terreno lavorato devono avere dimensioni di cm 40x40x40. Si tenga presente che per giovani piante forestali non si tratta di una buca vera e propria: immaginiamo invece di lavorare (vangare e zappare) un “cubo” di terreno delle dimensioni sopra dette (40x40x40 cm). Al centro di questo quadrato di terra smossa (e possibilmente letamata (senza esagerare) con letame maturo) di 40x40 cm (circa!) si infilerà il pane di terra (e cioè le radici) della piantina. La piantina forestale va immersa nel terreno fino al colletto, ponendo attenzione a non sotterrarla troppo (il fusto deve rimanere tutto fuori terra) o troppo poco (l’intero apparato radicale deve essere immerso nel terreno). Nel caso di piantine con pane di terra, basta che la superficie superiore del pane di terra si trovi a livello del terreno o appena un dito sotto. Posizionamento di biodischi antiweed biodegradabili. Questi vanno posti al colletto delle piantina come dei bavaglini e tenuti fermi con sassi (se disponibili).

Infine, per aiutare l’attecchimento utile l’impiego di capsule di concime NPK a lento rilascio (Osmocote tablets ®) da infilare al colletto della piantina a inizio primavera.

Nei casi di impianto su terreni smossi, lavorati o comunque interessati da presenza di erba alta, per poter “vedere” anche negli anni successivi le piantine messe a dimora va previsto l’acquisto di canne di bambù (circa alte 180 cm x diametro circa 2 cm), da conficcare al suolo presso la piantina. Prevedere almeno al primo anno 2 interventi localizzati manuali presso le piante per rimozione di eventuale convolvolo che cresca nel foro del biodisco a ridosso della pianta e 3 sfalci del resto della vegetazione erbacea per i primi 2 anni, a calare nei successivi.